Il nuovo camposanto sostituiva quello antico situato nell’area settentrionale della vecchia parrocchia di San Giovanni Battista che, dal 1811, venne adibita prima a scuola e poi a sede del Comune. Il continuo aumento della popolazione portò ad una serie di modifiche e ampliamenti che si eseguirono in diverse fasi (1877, 1913, 1929, 1970, 2008). Dal 1811 al 1877 l’area del cimitero venne triplicata acquisendo il fondo di Pietro Andreoli: l’ampliamento fu realizzato su progetto di Luigi Abeni, costruendo una camera mortuaria con ossario sotterraneo e chiudendo la zona cimiteriale con un alto muro di cinta, un cancello in ferro e ai lati pilastri in pietra.
L’accesso fu corredato di viale d’ingresso tracciato da siepi di tuie alternate a cipressi.
All’inizio del XX secolo si ebbe un nuovo allargamento su progetto di Simone Mombelloni, con l’allungamento della porzione meridionale. L’opera, consacrata dal vescovo Giacinto Gaggia nel 1913, raddoppiò la superficie del camposanto e portò alla sistemazione della camera mortuaria secondo le norme vigenti. Pochi anni dopo, nel 1926, si presentò nuovamente l’esigenza di un ingrandimento. L’amministrazione comunale chiese a Camillo Arcangeli un nuovo progetto, che assumeva una veste monumentale distinta da una grande entrata con cancellata e colonne, una chiesa, una camera mortuaria, cappelle ossario, tombe individuali lungo il perimento con decorazioni a pietra artificiale in graniglia, viali e cunette.
Nel 1934 si conclusero i lavori, modificando di poco il progetto di Arcangeli ad opera di Ghelfino Bargnani: si conservò la forma del progetto iniziale con un’ampia zona rettangolare a cui si congiungeva, a nord, una zona emiciclica, rispettando le linee eclettiche di Arcangeli. Alle spese concorsero anche le suore della Carità beata Capitanio che, nel 1929, ottennero dal commissario prefettizio Guglielmo Pedroni una zona riservata per la sepoltura, munita di cappella.