L’istituto, creato per tutelare il nubilato, ebbe un’iniziale impronta laica che negli anni trenta del XVIII secolo assunse un orientamento più spirituale: le donne che vi entravano venivano accolte come sorelle “dimesse”, sostenendosi grazie all’attività educativa. Di particolare pregio è il piccolo oratorio ad aula unica decorato con stucchi e affreschi distinti da temi mariani.
Nel periodo napoleonico l’ente entrò in una crisi che portò alla chiusura dell’istituto fino a quando, nel 1858, fu riaperto dalle suore di Santa Dorotea di Brescia, che a fine secolo furono trasferite a Padova per la vicinanza al berzismo. Nel 1884 lo stabile fu venduto alle suore della Carità che, in un primo momento, vi stabilirono la sede staccata del riformatorio femminile di Brescia; in seguito, trasferite le giovani all’Istituto di Santa Maria bambina, nel 1889 la struttura venne adibita a casa di cura per le suore anziane.
In quegli anni la congregazione trasformò in modo profondo l’antico Conservatorio, ampliando la volumetria verso il brolo posto a nord e costruendo la nuova chiesa, distinta da un’ampia galleria a matroneo decorata da pampini di vite e sorretta da capitelli in stile neomedievale.
L’edificio sacro è ornato in controfacciata dall’affresco dell’Assunzione di Maria, mentre nell’area presbiteriale si trova la pala dell’altare maggiore, che raffigura la Morte di san Giuseppe, ai cui lati si dispongono due dipinti con l’Annunciazione e l’Adorazione dei pastori, opere di Eugenio Cisterna (1862-1933).